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La storia del Carducci

L’Associazione Giosue Carducci da 115 anni diffonde cultura, elemento indispensabile di progresso sociale.

1903 – Il 18 agosto, l’ingegner Enrico Musa, che guidava un gruppo di esponenti dell’ambiente democratico-radicale di Como particolarmente interessati all’educazione popolare, seguendo l’esperienza dell’associazione Umanitaria di Milano (tra i ventuno fondatori c’erano professionisti, ingegneri e avvocati, il direttore de “La Provincia” Luigi Massuero, ma anche operai e maestri elementari), fonda la Pro Coltura Popolare.

Nel preambolo dello statuto è detto chiaramente quale è lo scopo educativo dell’associazione: “L’operaio che preferisce la scuola alla taverna, il libro geniale al gioco della morra, la discussione pacata alla diatriba nella bettola, il ragionamento all’invettiva, ha in sé il germe della forza nella società futura…”.

Il Musa, imprenditore milanese laureato in ingegneria industriale, titolare della tessitura serica “Musa e Marzorati”, aveva diretto in modo eccellente, nel 1899, il settimanale illustrato dell’Esposizione Voltiana ed era stato amministratore della Cooperativa Edificatrice (costruzione di case per operai). Nel 1908 entrò a far parte dell’amministrazione comunale, eletto in una coalizione di socialisti, repubblicani e radicali, ricoprendo la carica di assessore alla pubblica istruzione fra il 1910 e il 1913. In seguito abbandonò la scena politica per dedicarsi esclusivamente alla Pro Coltura Popolare, di cui era stato presidente fino al 1943. Morì a Como l’1 giugno 1944.

1903-1910 – I primi anni della neonata associazione furono difficili per la mancanza di una sede. I corsi scolastici, per lo più serali, si svolgevano presso i locali della Camera del Lavoro e le sedi di altre associazioni cittadine. Le lezioni riguardavano una vasta gamma di materie: letteratura, storia, scienze, geografia, lingue straniere, legislazione del lavoro, igiene, economia domestica, contabilità ecc.; c’erano anche corsi di avviamento professionale dedicati all’arte muraria e all’industria serica. Venne creata, per l’occasione, una biblioteca circolante (4000 volumi nel 1910) e si pensò ad organizzare i primi concerti e conferenze (227, in dieci anni), che diverranno poi la parte di maggior rilievo dell’attività sociale.
Non mancarono anche gite ed escursioni collettive. Nei pomeriggi di ogni giovedì, durante i mesi invernali, si organizzarono intrattenimenti per bambini (cinema, burattini, racconti di fiabe, spettacoli di varietà). In sette anni, circa trentamila bambini ne usufruirono.
Nel maggio 1908, al fine di dotare la “Pro Coltura Popolare” di una propria sede, il vulcanico, visionario e idealista Enrico Musa, sempre sostenuto da altri lungimiranti e generosi amici, promuoveva la costituzione di una nuova Associazione, la Associazione Giosue Carducci. Fu tale Associazione, eretta ad Ente Morale per Regio Decreto 4 ottobre 1908 che, un paio di anni dopo, realizzava… <<lo scopo di costruire e mantenere in questa città un fabbricato destinato a sede di scuole e di Istituzioni intese a promuovere l’istruzione e l’educazione del popolo quale fondamento di progresso civile e sociale, indipendentemente da qualsiasi professione di fede politica e religiosa…>>.

1910 – L’edificio venne eretto nell’area antistante l’attuale viale Cavallotti n. 7, grazie a provvidi donatori, di cui il più generoso fu lo stesso ing. Musa, su un terreno ceduto dal Comune di Como, a un prezzo di favore. L’edificio, intitolato al poeta Giosue Carducci, era stato progettato dal milanese architetto Cesare Mazzocchi, cugino del Musa. Il palazzo veniva dotato di un grande salone per concerti e conferenze, ed era studiato su misura per ospitare le numerose attività della Pro Coltura Popolare. Accanto all’edificio, fu realizzato un giardino arricchito da piantumazioni di pregio (fra l’altro, anche di un grande roseto) e di un arredo adatto (laghetto con ponticello, grotta con un acquario), che dopo la seconda guerra mondiale entrarono a far parte dell’attrezzatura del parco zoologico cittadino.

Il presidente Musa chiamò alla vicepresidenza l’avvocato Guido Casartelli, segretario della Camera di Commercio, assessore comunale all’economia, principale organizzatore e direttore dell’Esposizione Voltiana del 1899. In segreteria entrarono Giuseppe Bedetti e quindi Clotilde Cavalleri, che sposò la causa del Carducci per tutta la sua vita, con generosità, entusiasmo e un’indomabile energia. Corsi di studio, conferenze, concerti si svilupparono al punto tale che gli organizzatori si decisero a fare un passo estremamente impegnativo sul piano finanziario, valendosi di un prestito della Cassa di Risparmio: la costruzione di una nuova ala del palazzo Carducci. Durante la Grande Guerra, il Carducci, oltre al suo consueto bollettino di notizie sull’attività del sodalizio, la “Piccola fonte”, pubblicò un periodico di incitamento patriottico e appoggio ai soldati in trincea, “Il Dovere”. Nel 1919 a Como, allora città di 50000 abitanti, i soci della pro Coltura erano 3547: oltre il sette per cento della popolazione!

1920 – Il nuovo fabbricato sorse su un’area di 800 metri quadri, soddisfacendo tutto ciò di cui aveva bisogno il Carducci, che, oltre ai vari corsi di insegnamento
e di apprendistato, disponeva di due biblioteche, una per adulti e un’altra per ragazzi, una musicoteca, un’aula per corsi di disegno e di scultura (diretti da artisti di fama, quali Giuseppe Capiaghi, Achille Zambelli e Pietro Clerici), una scuola di musica e in particolare la Scuola per Massaie “Romualdo Borletti” e il Museo Scolastico Circolante “Guido Casartelli”. Tutte queste attività erano intitolate a donatori o patrocinatori dell’istituto, fra cui il Casartelli, scomparso prematuramente nel 1915.

Meritano particolare menzione le ultime due iniziative. La Scuola per Massaie era organizzata in sale arredate come una vera e propria casa borghese: le allieve, che arrivarono ad essere una trentina, trascorrevano l’intera giornata nell’istituto, dotato anche di una mensa, seguendo corsi di cucina, di igiene, di taglio e confezione, di lavatura e stiratura, di cura dei bambini, di apparecchiatura della tavola e così via. Non solo: apprendevano anche nozioni di cultura generale e seguivano corsi di disegno. Annesso alla Scuola Massaie venne attrezzato anche il Nido per bambini “Annetta Musa”, che ospitò soprattutto orfani di guerra. Gli insegnanti seguivano il metodo Montessori.

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Il Museo Scolastico Circolante nacque da un’idea del Musa, che commissionò ad una ditta specializzata francese un piccolo capolavoro di oggettistica, un materiale didattico estremamente vario che veniva ceduto a noleggio alle scuole affinché se ne servissero liberamente per animare le lezioni, rendendole molto più efficaci. Il Museo, raccolto in appositi armadi nella “Sala Casartelli”, vivacemente decorata da affreschi dello Zambelli, disponeva di sette sezioni (tuttora esistenti e recentemente riordinate), dedicate a fisica, chimica, elettrotecnica, storia naturale, igiene, filatelia, numismatica, tecnologia e merceologia.

1923 – In quell’anno usciva dal Carducci Giuseppe Bedetti, nominato vicepresidente dopo la morte del Casartelli: socialista e fervente antifascista, non accettò la crescente pressione del regime sull’istituto. Contemporaneamente, trovava ospitalità al Carducci una singolare collezione documentaria, il Museo Storico degli Esuli, ideato da Arcangelo Ghislieri e dedicato alla conservazione ed allo studio di carteggi, pubblicazioni, fotografie, cimeli vari di esuli del Risorgimento. Dal 1929 il Museo venne trasferito a Milano, dove è stato collocato dapprima al Castello Sforzesco e quindi presso il Museo del Risorgimento.

1927 – L’anno della seconda Esposizione Voltiana e di tutte le manifestazioni legate alla celebrazione del sommo Fisico, venne condotto esemplarmente da Enrico Musa in qualità di presidente del comitato organizzativo. Una parte rilevante venne svolta dal Carducci, che organizzò per l’occasione una mostra d’arte, diede spazio ai membri dell’Associazione Elettrotecnica Internazionale e soprattutto, nella Sala Casartelli, ospitò, in settembre, il Congresso internazionale di Fisica presieduto da Quirino Majorana, al quale parteciparono, raggiungendo rilevanti risultati di ricerca, 69 scienziati di 14 nazioni fra cui 12 Premi Nobel. A perenne ricordo dell’eccezionale evento, in quattro medaglioni sul soffitto della Sala Casartelli vennero trascritti i nomi degli illustri congressisti.

1929 – L’anno voltiano rappresentò il momento più felice della storia del Carducci, ma fu anche il preludio del suo declino. Nel 1929, tanto la crisi internazionale dell’industria e la conseguente penuria economica, quanto la spinta operata dal regime fascista, fecero sì che i dirigenti dell’associazione decidessero di vendere la sede dell’istituto al Comune, il quale garantì comunque la vita dell’associazione trasformandola in Istituto Fascista di Cultura, in coabitazione con l’Istituto Magistrale, che occupò gran parte delle aule.
L’ingegnere Enrico Musa rimase alla presidenza dell’istituto, almeno a titolo virtuale, dato che i programmi assunsero tutt’altra direzione di indottrinamento politico, fin quando venne bruscamente esonerato nel 1943 e sostituito, provvisoriamente, dal direttore pro tempore del giornale La Provincia, Squadrilli.

1946 – Subito dopo la guerra, Giuseppe Bedetti, chiamato dal Cln ad occupare anche la carica di assessore comunale alla Cultura, prese in mano le redini del risorto Carducci e ne rivendicò orgogliosamente il passato in consiglio comunale.

Egli dichiarò pubblicamente (ed anche scrivendone sul giornale locale, il “Popolo Comasco”, subentrato provvisoriamente a “La Provincia”) che “…è civicamente doveroso il voto per cui, non appena le condizioni finanziarie del Comune lo consentano, si possa ricostruire quanto è stato distrutto, trovando una sede propria all’istituto Magistrale e ridonando all’istituto Carducci la sua precedente integrità e magnificenza”. Un voto, che nel tempo, è stato assolto soltanto in parte. Il Carducci ha di fatto ripreso in pieno la sua attività, moltiplicando i corsi di studio e le iniziative culturali, fra cui i Venerdì Letterari coordinati dalla figlia di Enrico Musa, Carla Porta Musa, con la collaborazione dello scrittore Carlo Linati, che portarono a Como numerosi intellettuali di primo piano.

Dopo Bedetti, assunsero la presidenza l’avvocato Mariano Olivi, il dottor Mario Orlandoni, la dottoressa Livia Porta e attualmente l’avvocato Renato Papa.

Un indimenticabile vicepresidente fu il maestro Franz Terraneo, che incrementò validamente i programmi concertistici. L’istituto Magistrale si spostò in altra sede, come auspicava Bedetti, ma negli ultimi anni è stato sostituito dalla Facoltà di Giurisprudenza della nuova Università dell’Insubria, anch’essa in attesa di una nuova sede. Nel frattempo, però, i numerosi corsi gestiti dal Carducci anche con nuove formulazioni (per qualche anno, è stato organizzato persino un corso di comunicazione verbale) si sono assottigliati per le mutate esigenze della società, lasciando in funzione un corso di disegno-acquerello-scultura, mentre continuano
la stagione concertistica, (coordinata validamente da Maria Terraneo Fonticoli) e il ciclo degli incontri di varia cultura.

Oggi la ultra centenaria istituzione è sede anche della segreteria del Rotary Club Como Baradello, dell’Auser e dell’Università popolare.

L’Edificio

La sede dell’Associazione è ancora presso il palazzo eretto, su progetto dell’architetto Cesare Mazzocchi, grazie alla generosa offerta di numerosi donatori e al contributo della popolazione. L’edificio, inaugurato il 20 settembre 1910, doveva ospitare l’Associazione “Pro Coltura popolare”, istituita il 18 agosto 1903 come ente teso a promuovere la cultura delle classi popolari. In esso, dunque, trovarono sede numerose iniziative dell’Associazione, in particolare la Scuola delle Massaie “Romualdo Borletti” con l’annesso Nido per bambini “Annetta Musa”, la scuola di cultura musicale “Primo e Carlo Marinoni”, la musicoteca “Maria Capranica” e soprattutto il “Museo Didattico Circolante Guido Casartelli”.

L’idea di costruire un “museo circolante” era sorta ispirandosi all’organizzazione del sistema di istruzione elvetico, in cui molti cantoni si erano dotati di musei scolastici. Lo scopo non era solo quello di fornire un efficace supporto didattico alle lezioni degli insegnanti, ma di creare una “circolazione” del materiale didattico tra le diverse scuole della città e della provincia, in modo da ottimizzare la fruizione della collezione del museo.

Nel settembre del 1927, in occasione delle Celebrazioni Voltiane organizzate nel 1° centenario della morte di Alessandro Volta, presso l’aula di Scienze Naturali dell’istituto Carducci veniva ospitato il Congresso Internazionale del Fisici, al quale parteciparono 12 vincitori di premi Nobel.

Per ricordare l’evento eccezionale, sulle pareti già decorate con i medaglioni naturalistici del pittore Zambelli, vennero aggiunti, l’anno successivo, quattro medaglioni con i nomi degli scienziati membri del Congresso, provenienti da 14 nazioni diverse. L’ambiente è chiamato oggi “Sala dei Nobel”.

Oggi l’attività dell’Associazione Giosue Carducci si sviluppa tramite corsi di diversa natura,  cicli di conferenze, gite culturali, concerti di musica classica e moderna, rappresentazioni teatrali.

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