Casting – Spettacolo Saggio – 27 Ottobre ’22

CASTING 

PROGRAMMA DELLO SPETTACOLO SAGGIO 

Interpreti sono gli allievi adulti del Corso di  recitazione di Miri Ronchetti 

Roberta Gamberale è Nina da “Il Gabbiano” A. Cechov Paola Ferrari è Winnie da “Giorni Felici” S. Beckett

Dustin Battistini è Lomov da “Una proposta di  matrimonio” Anton Cechov

Paola Ferrari è la Rosa da “Il Piccolo Principe” Antoine De  Saint Exupery

Alessia Arensi da “Il Piccolo Principe” A. De Saint  Exupery

Augusta Napolitano è Signorina Julie di A. Strindberg Onia D’Antuono è Marina da un testo contro la  violenza sulle donne.

Michele Dargenio è Santo Colina da “1915 -18” di M. Ronchetti

Drammaturgia e testo, Miriana Ronchetti

 

Roberta Gamberale è Nina da “Il Gabbiano” A.Cechov Nina è un’attrice che, nonostante non sia riuscita a  diventare famosa, continua ad amare il suo mestiere. E  lo ama per quel che intimamente le dona, ogni volta che  sale sul palco. Lo ama, anche se economicamente non è  così redditizio e le ha insegnato a non avere paura della  vita. Le sue parole sono una sincera dichiarazione  d’amore per il teatro. E per questo motivo entra di  diritto nel nostro progetto.La sua primissima volta sul  palco è quella in cui recita un monologo di un ragazzo,  figlio di una grande attrice La messinscena non va  benissimo, ma per lei è l’occasione di conoscere un  giovane drammaturgo di successo Trigorin. Nina segue  Trigorin a Mosca, piena di aspettative. La vita non le ha  riservato niente di buono. Non diventerà che  un’attricetta di provincia, senza l’amore del bel  drammaturgo. Ma Nina non è disperata.

Con rassegnazione accetta i dolori che la vita le ha  procurato, donando tutta sé stessa al mestiere d’attrice,  perché solo quando è sul palco si sente davvero felice e  bella. E questo le basta.

Paola Ferrari è Winnie “Giorni Felici” S.Beckett

Un testo teatrale espressione massima del famoso  “teatro dell’assurdo”. Composto nel 1961. Winnie è  una signora borghese, intenta a prendersi cura del  proprio aspetto, concentrata a trovare motivi di felicità  nelle cose banali, pur di non guardare in faccia la triste  realtà della sua vita. Protagonisti sono Winnie e Willie,  due coniugi legati da un matrimonio che ormai sembra  vuoto di ogni passione. A rendere ancor più triste  l’esistenza dei due, è la loro insolita condizione fisica.  Winnie è conficcata fino alla vita dentro a una sorta di  cumulo di terreno, da cui non può liberarsi. Suo marito  Willie è posto dietro. Winnie non riesce a vedere Willie,  mai. I due non hanno più niente in comune. L’intero  testo teatrale è un monologo della povera Winnie, che  ostinatamente tenta di instaurare un dialogo col marito.  Willie, annoiato, di tanto in tanto le risponde. Winnie, si  comporta come se non ci fosse niente che non va.  Mentre parla, tira fuori dalla sua borsa una marea di  oggetti, che utilizza totalmente incurante del fatto di  essere immobilizzata. Nella borsa c’è anche una pistola,  che però Winnie non usa mai. Potrebbe prenderla e  farla finita per sempre, ma lei è così attaccata alla vita, che il pensiero di suicidarsi è fuori idea. Nonostante  questo, Winnie continua a vivere la sua esistenza come  se niente fosse, ostinandosi a proclamare la sua vita una  costellazione di giorni felici.

Dustin Battistini è Lomov da “Una proposta di  matrimonio” A. Cechov

L’intento principale di questo breve testo è muovere  un’aspra critica nei confronti della piccola borghesia  russa. Parallelamente a questa critica, nel testo di  Checov è possibile rintracciare anche l’intramontabile  motivo dello scontro tra i sessi. Checov, infatti, sembra  suggerirci che il matrimonio non è altro che un  continuo scontro e la “felicità familiare”, sol un’utopia.  Inoltre, dato il carattere battagliero di Natal’ja e  l’ipocondria e insicurezza di Lomov, è ben intuibile chi  nella coppia davvero “porterà i pantaloni”. Il monologo  viene pronunciato da Lomov praticamente all’inizio di  questa divertente commedia. Ha appena annunciato a  Çubukov la sua intenzione di sposarne la figlia e  attende che Natal’ja faccia il suo ingresso. Rimasto solo  in scena, Lomov inizia a sentirsi male. Ha freddo, è  insicuro e spaventato dalla prospettiva di rimanere solo  con Natal’ja e dirle che vuole sposarla. Ed essendo un  grandissimo ipocondriaco, si sente svenire.  Insomma, non è esattamente il ritratto della salute o di  un uomo forte e coraggioso, anzi…

Paola Ferrari è la Rosa A. De Saint Exupery.

La vanità della rosa è la causa della rottura del rapporto  con il Piccolo Principe; è così che il principe, perde il  proprio punto di riferimento e soffre per la rottura di  questo rapporto, ma proprio questo dolore, questo  senso di solitudine è ciò che poi lo spinge a esplorare  nuovi pianeti (metafora che spiega quanto la rottura di  un rapporto possa avere due facce). Elaborata la perdita  possiamo andare verso opportunità che prima ci  precludevamo. La separazione, per quanto dolorosa, è  necessaria: nascere, svezzarsi, cambiare lavoro, dire  addio a ideali-speranze, progetti rimasti irrealizzati, la  perdita di un genitore, fino alla nostra morte, che è  l’ultima separazione, quella dalla vita. “Dobbiamo  esprimere i nostri sentimenti”. Tenerli nascosti o negarli  può diventare dannoso. Quando il piccolo principe  decide di partire verso nuovi pianeti, la rosa dice di non  avere bisogno di lui. Il piccolo principe allora la  abbandona perché in quel momento non aveva capito  che la rosa stava mentendo e che quelle parole  nascondevano una richiesta d’aiuto.

Alessia Arensi è il Piccolo Principe

Il Piccolo Principe è un misterioso bambino proveniente  da un pianeta minuscolo, con tanta voglia di conoscere  gli uomini e le loro abitudini. Pur giungendo in una  regione disabitata, non appare né smarrito, né tanto meno impaurito, balzano agli occhi la sua semplicità, la  sua innocenza. Una delle caratteristiche del Piccolo Principe che viene più volte esaltata nel racconto è la  sua capacità di arrossire, residuo dell’infanzia.

Il Piccolo Principe si rivolge a piccoli, grandi e “a tutti i  grandi che sono stati bambini ma non se lo ricordano  più”. È la storia dell’incontro in mezzo al deserto tra un  aviatore e un buffo ometto vestito da principe che è  arrivato sulla Terra dallo spazio; ma c’è molto di più di  una semplice amicizia in questo libro surreale, filosofico  e magico. C’è la saggezza di chi guarda le cose con  occhi puri, la voce dei sentimenti che parla la lingua  universale, e una sincera e naturale voglia di  autenticità. Perché la bellezza, quando non è filtrata dai  pregiudizi, riesce ad arrivare fino al cuore dei bambini,  e anche a quello degli adulti che hanno perso la capacità  di ascoltare davvero.

Augusta Napolitano è Signorina Julie di A. Strindberg

Julie rappresenta pienamente la disperazione dei vinti. Ma non è quella disperazione che porta a piangersi  addosso. La disperazione di Julie è piena di orgoglio. È  la disperazione di chi trova, in fondo al suo cuore, la  forza di tirare fuori tanto rancore, tanta rabbia e tanta  cattiveria. La signorina Julie di Strindberg è infatti la  tipica donna sedotta e abbandonata, o meglio tradita. Ma è grazie al suo carattere irrequieto e orgoglioso che  non piagnucola troppo quando ormai la sua fine è  vicina. Julie è una giovane aristocratica di venticinque  anni, figlia di un conte. È una ragazza inquieta, che si  sente imprigionata nel suo ruolo di figlia di una nobile  famiglia nella Svezia di fine Ottocento. Tutta la sua irrequietezza sfocia in comportamenti  bizzarri e provocatori, che spesso fanno parlare molto  di lei. Julie è, in definitiva, una ragazza molto infelice.  È una persona che si sente in trappola. Vorrebbe vivere  una vita diversa. Vorrebbe decidere lei stessa della  propria vita, seguendo quegli ideali femministi di cui  sua madre le ha sempre parlato. Ma per qualche  ragione, non ha abbastanza coraggio per dare una  svolta alla sua esistenza.

Onia D’Antuono è Marina da un monologo di Paola Cortellesi

Breve monologo che dà voce al silenzio delle donne che  hanno subito violenza e atteggiamenti sessisti e  dispotici da parte dei loro compagni o dei loro  padri. Scritto per le tante donne segregate, che non  hanno la forza di opporsi alla violenza, cresciute in una  cultura nella quale è normale subire, sopportare, tacere,  dove la prima forma di angheria e di prevaricazione da  parte dell’uomo è l’imposizione del silenzio. Silenzio a  cui talvolta si sono consegnate da sole, a cui non riescono ad opporsi e, quando poi riescono a dire  “basta”, il silenzio e la solitudine si materializzano nella  violenza, nella morte. Sono donne spesso lasciate sole,  abbandonate a sé stesse anche da quelle persone che  sono loro intorno e che le amavano. Donne che  sopportando ritengono di proteggere sé stesse e i figli dalla vergogna. Donne che spesso, per retaggio  culturale, sono consegnate al silenzio e alla violenza da  altre donne. Donne che subiscono una manipolazione  mentale e che pensano che il silenzio sia la loro  condizione.

Michele Dargenio è Santo Colina da “1915 -18” di M. Ronchetti

Santo Colina è un personaggio ideato dall’autrice, al quale affida alcuni pensieri tratti da lettere scritte da  soldati al fronte provenienti da tutta Italia, per lo più  coloni, braccianti, operai, che morirono in guerra.  Privazioni e angustie patite al fronte vengono descritte  soffermandosi soprattutto sui dettagli materiali: il  tormento della pioggia, del fango e del freddo, la  sporcizia, la fame che li porta a fantasticare. È la guerra  di trincea fatta di progressivo abbrutimento, generato  dall’essere costretti a vivere rintanati in stretti e tortuosi  cunicoli scavati nella terra, nella roccia o nella neve. La  contaminazione più raccapricciante, che non di rado ha determinato profonde turbe di tipo psicologico fra i  sopravvissuti, è quella tra vita e morte. Spesso, infatti, i  soldati, dato che talvolta la distanza dalle trincee  nemiche arriva a essere di pochi metri, sono costretti a  convivere con i cadaveri, magari dei loro stessi  compagni, addirittura per mesi. Le riflessioni dei  soldati che con incisività, nei momenti tragici, si  rivolgono al Cielo e alla bellezza della Natura, riescono a comunicare l’insensatezza e l’atrocità della guerra.

GRAZIE TEATRO!!!

Progetto Lezione a cura di Miriana Ronchetti, autrice  teatrale, maestra di recitazione.

www.teatroarte.it 

associazionecarducci.it

Project details
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