MUSEO POGLIAGHI
COLLEZIONI DI UN ARTISTA ECLETTICO IN UNO SPENDIDO PANORAMA PREALPINO
Gita pomeridiana AL MUSEO POGLIAGHI del Sacro Monte di Varese, al Santuario e, al termine, un momento di relax davanti ad un tea o ad un aperitivo.
Partenza da Como in Piazzale ex Corridoni, ora Borgonovo, alle ore 13,00
Proprio in questa dimora, tra le cappelle prealpine, Lodovico Pogliaghi è morto 70 anni fa, il 30 giugno 1950, a 93 anni, dopo una lunga e intensissima vita, e ancora oggi riposa nel piccolo cimitero di quella comunità sacromontana. Ma Lodovico era nato a Milano, alla vigilia dell’Unità d’Italia, in quella centralissima via che verrà dedicata ad Alessandro Manzoni (il cui medico personale era proprio suo zio paterno). Il padre era un ingegnere delle ferrovie, la madre una donna sensibile e colta che lo educò al gusto del bello. Dopo il liceo frequentò l’Accademia di Brera, discepolo prediletto di Giuseppe Bertini, figura di riferimento per realtà culturali cittadine come la Veneranda Fabbrica, l’Ambrosiana e il nascente Poldi Pezzoli.
Il giovane Pogliaghi rivelò una versatilità straordinaria. Non c’era ambito dove le sue abilità manuali non eccellessero: disegno, pittura, mosaico, incisione, ma soprattutto la scultura, che fu sempre la sua prediletta fra le espressioni artistiche. La sua facilità d’esecuzione lasciavano meravigliati. Le sue invenzioni stupivano. Poco più che ventenne era già un illustratore affermato che lavorava per le maggiori case editrici del Paese, ammirato anche in terra anglosassone. A trent’anni gli venne affidata la cattedra di Ornato a Brera. A quaranta si aggiudicò il concorso per la porta della cattedrale milanese, uno dei lavori più impegnativi e più prestigiosi dell’epoca, che Arrigo Boito, con molti altri, giudicò un capolavoro. A lui, ancora, venne affidata la decorazione del mausoleo di Giuseppe Verdi, la statua che si erge al Famedio del Cimitero monumentale di Milano, la cappella del Sacramento alla basilica del Santo a Padova, la porta di Santa Maria Maggiore a Roma…
La Casa Museo Lodovico Pogliaghi è un museo situato al termine del viale delle Cappelle del Sacro Monte di Varese. Lavorando al restauro delle cappelle del Sacro Monte di Varese, Lodovico Pogliaghi, a partire dal 1885 decise di acquistare vari terreni attigui sui quali iniziò a costruire la villa alla quale lavorò quotidianamente e alacremente fino alla morte. Concepì l’abitazione come un laboratorio-museo dedicato al ritiro, allo studio e all’esposizione del frutto della sua passione collezionistica. L’edificio, progettato dallo stesso Pogliaghi, riflette il gusto ecclettico dell’epoca e l’interesse del proprietario verso tutte le forme d’arte.
La collezione di Lodovico Pogliaghi comprende preziosi reperti archeologici egizi, etruschi e di età greco-romana, pitture e sculture databili tra il Rinascimento e l’epoca barocca, una ricca collezione di tessuti antichi europei e asiatici, pregiati arredi storici, curiosità e oggetti bizzarri da tutto il mondo. Accanto alla sua collezione, la villa conserva bozzetti, gessi, disegni e materiali di lavoro di Pogliaghi. Pittore, scultore, architetto e scenografo, si applicò con grande finezza ed eleganza anche alla grafica, alla glittica, all’oreficeria e all’arte vetraria, lavorando per committenze di grande importanza. La sua opera più nota è sicuramente la porta maggiore del Duomo di Milano, il cui gesso originale è conservato presso la casa museo. Parte della collezione, esposta con un allestimento museale, è visibile negli ambienti, restaurati e nuovamente allestiti nel 2005, del Rustico della Casa Museo Lodovico Pogliaghi. In totale la casa museo ospita più di 1500 opere tra dipinti, sculture e arti applicate e circa 580 oggetti archeologici.
La villa, oggi di proprietà della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano, è stata aperta come museo dal 1974 e sino agli anni ‘90 del Novecento e ha riaperto al pubblico nel maggio del 2014, dopo un restauro degli edifici. La scelta di non predisporre didascalie per le opere e di accompagnare il pubblico con visite guidate incluse nel biglietto rispecchia la volontà di mantenere viva – per quanto possibile – la dimensione quotidiana e domestica della villa, concepita dallo stesso Pogliaghi come luogo abitativo e museale.
Al termine visita a:
IL BORGO DEL SACRO MONTE DI VARESE
La storia del Sacro Monte di Varese trova il suo centro nel Santuario di Santa Maria del Monte sopra Varese, citato per la prima volta in un documento del 922, ma certamente di più antica fondazione.
Secondo la tradizione fu S. Ambrogio a portare nel IV secolo sul monte poi detto sacro, la devozione alla Vergine Maria, in ringraziamento per la vittoria qui riportata sugli eretici ariani nei pressi di una torre tuttora esistente entro il recinto del monastero. La torre, costruzione militare tardoromana in seguito consacrata, testimonia l’importanza strategica del luogo per il controllo degli spostamenti da nord. Gli scavi archeologici effettuati in occasione del restauro della cripta del Santuario, terminato nell’ottobre 2015, hanno scoperto evidenze di una chiesa databile al V – VI secolo, abbattuta in età carolingio-ottoniana per erigerne una nuova (IX – X secolo).
Il borgo si raccoglie compatto intorno al Santuario. In età medievale, gli edifici civili del paese si svilupparono in simbiosi con esso: in senso fisico, perché il nucleo più antico è quasi inscindibile, alla vista, dal corpo della chiesa e dei suoi locali accessori; in senso lato perché le prime abitazioni sorsero per ospitare coloro che lavoravano nel santuario e coloro che, in vario modo, erano coinvolti nell’accoglienza dei pellegrini. La parte più significativa è costituita dal cunicolo che dall’ultimo tratto della via delle cappelle, poco sotto il campanile, percorre sotterraneo la casa parrocchiale e altri locali accessori del santuario, sbucando nella Piazzetta Monastero su cui si affacciano il monastero, il santuario e il Museo Baroffio e del Santuario. In questo suggestivo corridoio, ancora oggi usato per attraversare l’abitato di Santa Maria del Monte, alcune finestre, di varie forme e grandezze, si aprono a cannocchiale verso valle regalando begli scorci paesaggistici, mentre diverse testimonianze murarie, non ancora adeguatamente indagate, mostrano la complessità della sua storia.
Al termine momento di relax con tea o aperitivo, a seconda dei gusti, presso il Caffè Albergo del Borducan, con magnifica vista aerea dalla balconata.
Rientro a Como previsto per le ore 19.30 ca.
Iscrizioni entro e non oltre venerdì 5 novembre