MARTEDI’ 25 OTTOBRE 2022 CAPRICCIO PIEMONTESE
Gita dell’intera giornata all’Archivio di Stato di Torino e alla Palazzina di caccia di Stupinigi che apre le porte delle sue stanze segrete.
Partenza da Piazzale ex Corridoni ora Borgonovo alle ore 7,30 in direzione Torino Piccola fermata in autostrada
Visita all’Archivio di Stato di Torino nelle sue stanze Juvarriane condotta dall’ archivista di Stato dott. Edoardo Garis. Torino è stata capitale di uno stato italiano preunitario molto importante e poi è divenuta la prima capitale d’Italia.
Le Sale che si visiteranno fanno da scenario alla trasmissione televisiva in onda sul canale RAI Storia tenuta dal prof. Alessandro Barbero.
L’Archivio di Stato di Torino raccoglie il complesso dei documenti dei membri di casa Savoia, cui nel tempo si sono andati a sommare archivi di famiglie e personalità illustri, archivi di associazioni, di industrie e la documentazione amministrativa prodotta dal Regno di Sardegna e dagli Uffici periferici dello Stato italiano in Provincia di Torino. Questo importante patrimonio, custodito su circa 83 km lineari di scaffalature, rende l’Archivio una ricchissima miniera di informazioni che permettono agli storici di spaziare su 1300 anni di storia del Piemonte, dell’Italia e dell’Europa.
La sede è stata progettata da Filippo Juvarra e prevedeva un corpo di fabbrica unico, a tre piani fuori terra, con cinque grandi saloni per ogni piano e alcuni locali minori. Spessi muri maestri tagliafuoco dovevano isolare il palazzo da eventuali incendi negli edifici contigui e limitare i danni di un eventuale incendio di origine interna. Il progetto forniva inoltre indicazioni per l’arredamento dei saloni con armadi lignei, in modo molto simile a quanto fu poi effettivamente realizzato.
L’archivio rimase per lungo tempo un luogo dall’accesso estremamente limitato: neppure i ministri del Regno di Sardegna potevano accedervi senza il consenso del re e solo pochissimi illustri visitatori poterono ammirare il palazzo, modello di architettura funzionale e orgoglio dei Savoia.
Solo a partire dall’Ottocento, con la progressiva trasformazione del concetto di archivio da strumento amministrativo ad uso esclusivo del sovrano a fonte storica, il palazzo juvarriano cominciò ad aprirsi alla frequentazione degli studiosi.
Accanto alle pergamene medievali – come non ricordare a tal proposito il più antico documento conservato in Archivio, l’Atto di fondazione dell’Abbazia di Novalesa, risalente al 726 – si trovano atti fondamentali per la storia del Piemonte (si pensi al diploma con cui il conte Amedeo VIII venne innalzato al rango di Duca di Savoia) e d’Italia (Statuto Albertino e al Proclama del Regno d’Italia).
Al termine della vista partenza per Orbassano, poco distante da Torino e pranzo nell’Agriturismo Cascina Gorgia per un pranzo tipico.
Al pomeriggio doppia visita alla Palazzina di Stupinigi: tragitto classico e appartamenti del re Carlo Felice, detti appartamenti di Ponente (normalmente non visitabili).
Il tragitto classico farà ripercorrere la maggior parte della palazzina originariamente adibita alla pratica dell’attività venatoria. Eretta per i Savoia fra il 1729 e il 1733 su progetto dell’architetto Filippo Juvarra. Il sito, facente parte del circuito delle residenze sabaude in Piemonte, nel 1997 è stato proclamato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.
Il territorio definito in età medioevale Suppunicum presentava già un piccolo castello, tuttora visibile a levante della palazzina che anticamente era stato realizzato con l’intento di difendere il paese di Moncalieri: i Savoia riuscirono a rientrarne in possesso quando Emanuele Filiberto ne reclamò la proprietà nel 1564 espropriandolo ai Pallavicino. Per volontà del duca, il castello e le terre adiacenti vennero quindi lasciate all’Ordine Mauriziano. Dal momento che il gran maestro dell’Ordine era contestualmente anche il capo di Casa Savoia, il fortilizio di Stupinigi si trovò ad essere gestito dai vari sovrani sabaudi. Fu proprio durante il periodo di Emanuele Filiberto che le ricche terre adiacenti al castello divennero uno dei luoghi prediletti dal sovrano e dalla sua corte per le battute di caccia. Fu Vittorio Amedeo II di Savoia a decidere la trasformazione del complesso in forme degne del titolo reale cui era ascesa Casa Savoia. Nell’aprile 1729, quando già aveva deciso di abdicare, egli affidò il progetto a Filippo Juvarra.
È importante comprendere che, nel Settecento, Stupinigi non era una vera e propria residenza, nel senso di luogo in cui sovrani e corte si trasferivano per soggiorni più o meno lunghi. I sovrani sabaudi risiedevano a Torino solo per alcuni mesi, normalmente da Natale a Pasqua: dopo di che essi iniziavano a trasferirsi nel circuito delle residenze che circondava la capitale, alternando tali soggiorni a viaggi fuori dal Piemonte. Le loro residenze principali restarono sino a fine Settecento la Venaria e Moncalieri. Stupinigi era usata, normalmente, come palazzina di caccia, ed era luogo di brevi soggiorni, normalmente una o due notti al massimo.
La costruzione fu ampliata durante i regni di Carlo Emanuele III e Vittorio Amedeo III. Napoleone Bonaparte soggiornò al palazzo dal 5 maggio al 16 maggio 1805, prima di recarsi a Milano per cingere la Corona Ferrea.
Nel 1808, seppur sempre per brevi periodi, soggiornò alla palazzina Paolina Bonaparte con il marito, il principe Camillo Borghese, allora governatore generale del Piemonte. Nel 1832 la palazzina tornò ad essere proprietà della famiglia reale e il 12 aprile 1842 vi fu celebrato il matrimonio tra Vittorio Emanuele II, futuro primo re d’Italia, e l’austriaca Maria Adelaide d’Asburgo-Lorena. Il complesso venne quindi ceduto al demanio statale nel 1919 e nel 1925 fu restituita, con le proprietà circostanti, all’Ordine Mauriziano.
La pianta della palazzina è definita dalla figura dei quattro bracci a croce di Sant’Andrea, intercalati dall’asse centrale che coincide col percorso che da Torino porta alla reggia tramite un bellissimo viale alberato che fiancheggia cascine e scuderie, antiche dipendenze del palazzo. Il nucleo centrale è costituito da un grande salone centrale di pianta ovale da cui partono quattro bracci più bassi. Nei bracci sono situati gli appartamenti reali e quelli per gli ospiti. Il cuore della costruzione è il grande salone ovale a doppia altezza dotato di balconate ad andamento “concavo convesso”, sormontato dalla statua del Cervo, opera di Francesco Ladatte: con l’allontanarsi di Juvarra da Torino (destinazione Madrid), il principe Carlo Emanuele III affidò la direzione dei lavori a Giovanni Tommaso Prunotto, il quale provvide ad ampliare la palazzina partendo dagli schizzi lasciati dall’architetto messinese. L’interno è in Rococò italiano, costituito da materiali
preziosi come lacche, porcellane, stucchi dorati, specchi e radiche che, oggi, si estendono una superficie di circa 31 000 metri quadrati, mentre 14 000 sono occupati dai fabbricati adiacenti, 150 000 dal parco e 3 800 dalle aiuole esterne; in complesso, sono presenti 137 camere e 17 gallerie.
I mobili all’interno sono molto pregiati e altrettanto gli affreschi.
IL PALAZZO SI ARTICOLA NEI SEGUENTI AMBIENTI:
Ingresso; Appartamento del duca del Chiablese; Sala da gioco; Sala degli specchi e gabinetto di Paolina Bonaparte; Sala del Bonzanigo; Saletta del pregadio; Camera da letto; Appartamento della regina; Anticamera e camera della regina; Appartamento del re; Sala degli Scudieri; Anticamera e camera del re; Cappella di Sant’Uberto; Il salone centrale; Appartamento del duca di Savoia.
Il giardino della reggia e la tenuta di caccia
A Stupinigi si distinguono chiaramente il giardino della palazzina di caccia e la tenuta di caccia circostante: il complesso, infatti, è inserito all’interno di un vasto giardino geometrico, caratterizzato da un continuo succedersi di aiuole, parterre e viali, che può essere a tutti gli effetti considerato il giardino vero e proprio della reggia. Tale parco, delimitato da un muro di cinta e intersecato da lunghi viali, fu progettato dal giardiniere francese Michael Benard nel 1740.
Il parco di caccia, o tenuta, era invece costituito dalla vasta area di quasi 1 700 ettari che si estendeva al di fuori del parco cintato e che era stata espropriata dal duca Emanuele Filiberto di Savoia nel 1563 ai Pallavicini.
Al termine rientro a Como.
QUOTA DI PARTECIPAZIONE Euro 120,00* Prenotazione e pagamento entro e non oltre venerdì 14 ottobre. *N.B. La maggiorazione del prezzo è dovuta al sensibile aumento del carburante